Oro coesivo in terapia conservativa

Tecnica operativa


Estratto  da :

DENTAL  CADMOS  - Masson Italia Periodici S.r.l. – via Statuto  Statuto, 2/4 – 20121 Milano

a cura di: L. Fiamminghi; S. Frigeri; G.M. Bergonzi; C. Pelosi; F. Breanna; G. C. Gallo

Università  degli Studi di Parma - Scuola di Specializzazione in Odontostomatologia

Direttore : Prof. L. Fiamminghi

Istituto di Clinica Odontoiatrica  -  Direttore : Prof. P.U. Gennari

 

L'evoluzione dell'odontoiatria conservativa, soprattutto in campo estetico, ha determinato un sempre più scarso interesse nell'utilizzazione dell'oro nella pratica quotidiana. Nonostante l'oro comunque non risponda ai requisiti estetici dei nuovi materiali, nel tempo, tale tipo di otturazione ha superato tutte le prove di resistenza.

 

Le esperienze negative, con risultati inferiori all'attesa di alcuni nuovi materiali, ci hanno portato a riprendere in seria considerazione le orificazioni soprattutto laddove non siano richieste determinate esigenze estetiche e dove le condizioni occlusali lo permettano. In questo dossier, dopo aver sottolineato le caratteristiche dell'oro coesivo, i vantaggi e gli svantaggi del suo utilizzo, abbiamo voluto descrivere nei dettagli la tecnica operativa. Questo tipo di otturazione richiede infatti una certa manualità da parte dell'operatore ed anche una buona collaborazione da parte del paziente.

 

 

1)    INTRODUZIONE

 

L'orificazione è la più antica tecnica conosciuta per il restauro conservativo di una parte più o mno importante della corona di un dente; dopo aver preparato la cavità si posiziona e si condensa, con un martelletto o dei compattatori, l'oro coesivo appositamente preparato. È una tecnica che richiede molta precisione, il cui valore didattico è tuttora riconosciuto. Contribuisce alla formazione di abili dentisti e ha dato grandi soddisfazioni ai pazienti; le scuole di odontoiatria americane le riservano un posto importante nel loro programma di insegnamento. L'interesse per questa tecnica di otturazione è andato tuttavia diminuendo nel corso del tempo sia perché è una tecnica laboriosa, sia perché la ricerca è indirizzata verso nuovi materiali estetici. Resine e ceramiche sono il probabile futuro dell'odontoiatria restaurativa, ma, ove i motivi estetici non siano di prevalente importanza, i metalli, ed in particolare l'oro, sono ancora insostituibili. Scopo principale di questo lavoro è quello di riproporre o far scoprire al lettore, mediante una trattazione il più possibile esauriente, questa branca della conservativa, facendo sorgere in lui quell'entusiasmo sempre presente nell'odontoiatria che abitualmente la utilizza.

 

Ricordiamo che se eseguita bene in ogni dettaglio e secondo le giuste indicazioni, l'orificazione rende un servizio raramente uguagliabile; vorremmo citare a tal proposito l'affermazione di Marmasse (27): "Non conosco nulla di più perfetto, di più entusiasmante, anche dal punto di vista teorico, di una otturazione in oro coesivo".

 

 

 

2)    SCELTA  DEI  CASI

 

La selezione dei casi dipende da vari fattori: - dal paziente: igiene, condizioni parodontali, temperamento;

 

- dall'operatore: dalla sua preparazione, esperienza ed organizzazione;

 

- dal diametro delle lesioni: se troppo grande l'otturazione oltre che stressante per l'operatore e per il paziente, sarà sottoposta ad eccessive forze occlusali;

 

- dalla possibilità di accesso poiché l'oro non scorre, ma deve essere compattato strato per strato nella posizione voluta;

 

- dalle caratteristiche dello smalto che, se percorso da molti solchi non permette un netto margine, se gessoso cede sotto la pressione della compattazione e della rifinitura.

 

Controindicazioni

 

Per timore che l'orificazione venga vista come tecnica ideale per tutti i tipi di ricostruzione bisogna, prima di tutto, parlare dei suoi limiti per dare al lettore la vera visione delle sue applicazioni (tabella I):

 

- il restauro non deve essere sottoposto a stress occlusali;

 

- lo smalto gessoso è una controindicazione per l'uso dell'oro. La rifinitura marginale richiede in- fatti una certa resistenza dello smalto che si potrebbe sgretolare se di consistenza vetrosa e perlacea;

 

- la lesione da restaurare deve essere accessibile e consentire una buona visibilità (15);

 

- un'eccessiva estensione della carie: le manovre operative risulterebbero troppo stressanti per paziente ed operatore.

Controindicazioni

1

Grandi lesioni

2

Mobilità

3

Inaccessibilità

4

Isolamento impossibile

5

Cattiva igiene

6

Temperamento del paziente

7

Estetica

8

Pulpiti

9

Corone a breve tempo

 

 

Indicazioni

Il buon senso ed il giudizio temperato dall'esperienza guideranno l'operatore coscienzioso nel corretto uso di questo materiale.

Si dovrà tuttavia tener conto di alcuni fattori fondamentali:

- l'investimento finanziario del paziente;

- l'investimento di tempo da parte del paziente e dell'odontoiatra;

- le eccellenti qualità di questo tipo di ricostruzione sul piano della tolleranza biologica nei confronti dell'organo parodontale;

- le qualità di impermeabilità e quindi di durata di una orificazione, che sono certamente superiori a quelle di ogni altro materiale da otturazione che utilizziamo in odontoiatria;

- le qualità intrinseche (merceologiche) eccezionali dell'oro.

Quindi le indicazioni saranno le seguenti (tabella II):

- cavità di I Classe, pozzetto vestibolare e forame cieco;

- cavità di II Classe, ove l'occlusione lo permetta;

- le cavità delle facce prossimali dei denti mancanti dell'elemento adiacente;

- cavità di III Classe iniziali;

- cavità di V Classe;

- cavità di VI Classe, cioè lesioni sulla sommità della cuspide dei posteriori e del margine incisivo degli anteriori;

- riparazioni nelle infiltrazioni di inlays e corone;

- basi di protezione dentinale nei rests delle protesi mobili.

In definitiva più piccola è la lesione, più grande il bisogno di restauro conservativo e permanente, più grande è l'indicazione.

Vantaggi

- Eccellente tolleranza biologica;

- insolubilità della saliva;

- possibilità di una rifinitura perfetta;

- esecuzione in una sola seduta;

- impermeabilità reale e stabile nel tempo.

A queste caratteristiche positive possiamo ancora aggiungere:

- l'oro per orificazione è sterile (prima di essere messo sulle cavità è portato sulla fiamma);

- il suo coefficiente di dilatazione termica è prossimo a quello del dente e fa sì che l'otturazione rimanga stabile nel tempo perché le variazioni volumetriche, nei cambiamenti di temperatura, avvengono contemporaneamente ai tessuti smalto-dentinali (l);

- non ha flow né creep. In definitiva è l'unico materiale che, messo contro le pareti di una cavità, vi permane indefinitivamente (31).

 

Indicazioni

Cavità di I Classe, pozzetto

vestibolare e forame cieco

+ +

Cavità di Il Classe, ove

l'occlusione lo permetta

+

Cavità di III Classe (carie iniziali)

+ + +

Cavità di V Classe

+ + + + +

Cavità di VI Classe cioè lesioni sulla sommità delle cuspidi dei posteriori e del margine incisivo degli anteriori

+ +

Cavità delle facce prossimali dei denti mancanti dell'elemento adiacente

+ + +

 

Riparazioni nelle infiltrazioni di inlays e corone

+ + +

Basi di protezione dentinale  nei rests delle protesi mobili

+ + +

 

- Poiché è un metallo ad elettropositività negativa, non si corrode, è sciolto soltanto dall'acqua re- gia, dal mercurio, dall'acqua di bromo;

- è impiegato senza cementazione ed ha un buon adattamento alle pareti;

- favorisce una buona risposta del tessuto gengivale adiacente;

- non cambia colore e non macchia il dente.

 

Svantaggi

 - Colore;

- tempo e difficoltà di esecuzione;

- conducibilità elettrica e termica.

 

 

3)    DIFFERENTI  TIPI  DI  ORO

Per la sua scarsa affinità con l'ossigeno, l'oro viene considerato il più nobile dei metalli (12). Questa caratteristica peculiare lo rende inossidabile sia a caldo sia a freddo, così da non subire modificazioni sotto l'azione degli agenti atmosferici e dei reagenti chimici.

L'oro puro presenta un tipico colore giallo e una spiccata lucentezza, le sue caratteristiche generali sono descritte nella tabella III (10, 30, 36, 26). È il più duttile e malleabile dei metalli sia a freddo sia a caldo. Con la tecnica della battitura si possono infatti ottenere foglioline di spessore inferiore al millesimo di millimetro che conservano il colore giallo alla luce riflessa (10). Questa sua caratteristica gli permette di subire elevate deformazioni plastiche prima di giungere alla rottura. Privo di gas e impurità possiede la proprietà di saldarsi a freddo con altro oro puro mediante la semplice pressione.

CARATTERISTICHE GENERALI DELL'ORO

Simbolo atomico

Au

Numero atomico

79

Peso atomico

197,2

Non sono conosciuti altri isotopi stabili

 

Reticolo cristallino a facce centrate

 

Peso specifico o densità

19,32

Volume atomico

10,2

Temperatura di fusione

1062° C

Conducibilità elettrica a ()o C

45,5 x 104

Coefficiente di conducibilità termica a 18° C

0,7003

Coeff. di dilatazione termica lineare

14,4 x 10-6 °C

Modulo di elasticità

78 x500 MN m2

Durezza Brinell

25

Durezza Vickers

25 – 30

3.1. ORO ODONTOIATRICO

Attualmente le forme di oro utilizzabili in odontoiatria sono le seguenti:

l) Gold Foil e Platinized GF

2) Mat Gold e Mat Foil

3) Electraloy

4) Goldent e Easy Gold

 

Gold Foil (oro in foglia) e Platinized GF

Viene fabbricato partendo da un lingotto in oro puro (99,99%) raffinato per elettrolisi e fuso in lingottini passati attraverso rulli di acciaio fino ad essere ridotti a lamine dello spessore dei comuni fogli di carta e tagliati in quadratini di 2,5 cm di lato. Questi vengono posti uno sull'altro separati da fogli di carta velina, il tutto viene poi avvolto con bende di pergamena e battuto con materiali a larga superficie e di peso decrescente finché l'oro sporge dai bordi.

Si ottengono in questo modo fogli dieci volte più larghi dei precedenti che vengono quindi tagliati in lamine impaginate in libretti

 oppure arrotolate in cordoncini, i quali possono essere tagliati in   cilindri di varie misure (figg. 1,2).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le foglie d'oro disponibili in commercio misurano 10x 10 cm, pesano 0,2736 g e presentano caratteristiche di coesività. Zolfo e fosforo presenti nell'atmosfera possono, per adsorbimento, contaminarne la superficie e rendere l'oro permanentemente coesivo; per evitare ciò occorre appunto mantenere la foglia in ambiente ricco di ammoniaca la quale forma, con le suddette sostanze, sali volatili facilmente allontanabili con il calore.

Bastoncini e cilindri sono prodotti col metodo del foglio carbonizzato: lastrine d'oro con interposti fogli di carta velina sono introdotti in una fornace in una condizione di quasi totale mancanza di aria; per questo motivo la carta velina viene solo carbonizzata, mentre l'oro subisce un raggrinzimento; il vantaggio è una maggiore superficie in un dato volume che può essere considerata come una precompattazione.

Inoltre è stato introdotto il Platinized Gold Poil formato da un foglio di platino serrato tra due strati d'oro tramite pressione (33).

Per ottenere la coesività che permette la saldatura a freddo, la foglia deve essere passata sulla fiamma per il processo di "decontaminazione" o "trattamento a caldo" che consente di eliminare dalla superficie della foglia d'oro i gas assorbiti. La temperatura richiesta è 250° F cioè 121° C.

Mat Gold e Mat Foil

È un oro puro precipitato elettroliticamente in cristalli. Questi si presentano a forma di felce e sono facilmente deformabili, così da rendere la ricostruzione molto compatta (figg. 3, 4, 5).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il processo di deposizione elettrolitica crea una massa spugnosa ricca di vuoti che può rompersi o strapparsi durante la lavorazione, il suo uso è quindi limitato al riempimento della maggior parte della cavità.

Si ottiene mediante precipitazione elettrolitica partendo da un lingotto d'oro puro che viene usato come anodo e una barra d'oro sottile come catodo. Si procede quindi alla separazione delle particelle con setacci a vibrazione d'aria. Si effettua poi il procedimento di "sintering" (48) cioè trasformazione delle particelle singole in una massa più compatta.

Con l'aumento della temperatura, prima di arrivare a fusione, le particelle si connettono insieme in una perfetta unione. La densità di questo materiale è circa 10 volte maggiore rispetto ai cilindri di oro in foglia; possiede però una maggiore friabilità che richiede la ricopertura del restauro con Gold Foil, affinché non si determini una perdita di compattezza a causa della sua struttura cristallina.

Electraloy RV

L'electraloy RV è il risultato della compattazione di cristalli di oro elettrolitico con il 2% di Ca e della successiva ricopertura con oro in foglia. È simile al Mat ma meno friabile, più resistente e più facilmente condensabile (47). L'otturazione non necessita di copertura con Foil perché il Ca, che alla fine della lavorazione è presente nello 0,1%, rinforza l'oro mediante la formazione di leghe intermetalliche (Au 4 Ca, Au 5 Ca).

Goldent e Easy Gold

L'originario Powdered gold (PG) era un precipitato chimico di oro in polvere le cui particelle non avevano però la proprietà di aggregarsi tra loro. I vari metodi adottati per tenere l'agglomerato uni- to aggiungendo varie sostanze non si rivelarono pratici fino a quando il dottor Lloyd Baum non mise a punto il procedimento di avvolgere il PG in una foglia d'oro.

L'invenzione di Baum chiamata Goldent è attualmente reperibile sul mercato,in palline piccole, medie, grosse ed assortite (fig. 6).

 

 

 

 

Il Goldent è una miscela di particelle del diametro di uno o due micron precipitate chimicamente e di globuli atomizzati del diametro di 2-70 µm (figg. 7, 8) tenuta insieme da cera, che funge anche da indicatore di degasificazione, formando delle palline che vengono avvolte con Gold Foil (9).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I vantaggi che derivano dal suo uso sono:

- maggior densità;

- risparmio di tempo nella compattazione.

Durezza Vickers (26):

Oro fuso                     =  25-30

Oro ben compattato   =  circa 75

Durezza Brinell:

Oro fuso                         = 25 kg/mm2

Oro in foglia martellato = 43 kg/mm2- 72 kg/mm2

(in superficie fino ad 80)

Oro Mat                         = 68 kg/mm2 (9) 82 kg/mm2

Goldent                          = 85 kg/mm2

Oro per fusioni   =    tipo I            60-80 kg/mm2

                                 tipo II           80-90 kg/mm2

                                 tipo III         95-115 kg/mm2

                                 tipo IV         160 kg/mm2

Oro puro ben compattato       65-100 kg/mm2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una forma più moderna e di più facile utilizzo derivante dal Goldent è l' Easy Gold: in questo tipo il foglio avvolgente è più sottile e le particelle sono più diffuse nella cera così che il contatto fra loro avviene in modo completo solo alla fine della compattazione permettendo in tal modo un più facile scorrimento del metallo (fig. 9). Per l'operatore è un materiale di più facile impiego proprio perché più plastico.

 

3.2. CARATTERISTICHE  FISICHE

Ciascun tipo di oro coesivo ha caratteristiche di impiego peculiari, ma certe proprietà sono comuni a tutti i gruppi, quelle derivanti dalle caratteristiche merceologiche viste in precedenza.

La densità, che per l'oro puro ha un valore di 19,3 g/cm3, nei restauri diretti ha valori lievemente in- feriori compresi tra 18 - 18,4 (5).

Il motivo di questo minor valore di densità dopo l'orificazione è da attribuire alla tecnica di compattazione che, seppur eseguita con la massima precisione e abilità, lascia, all'interno della massa d'oro compattata nella cavità, piccole anfrattuosità e porosità.

La durezza è una qualità molto importante perché si può definire come una misura della resistenza che il materiale oppone, sotto l'azione di una forza, alla deformazione. Ma la durezza è un valore relativo che varia considerevolmente in base alla modalità di compattazione che, se correttamente eseguita, ci darà valori superiori a quelli dell'oro fuso (tabella IV).

Questo perché durante la compattazione l'oro va incontro a quello che si chiama "incrudimento", cioè dopo aver subito una deformazione permanente e essere tornato allo stato di riposo, mostrerà un aumento del limite elastico, della resistenza alla rottura e quindi della durezza.

I vari tipi di oro coesivo possono essere utilizzati indifferentemente, ma esistono delle situazioni nelle quali un tipo si preferisce all'altro.

L'oro in foglia per esempio è più indicato nell'otturazione di piccole cavità o nei solchi e nelle fessure, in quanto la sua natura fibrosa e stratificata permette facilmente il posizionamento e la compattazione, nonché la formazione di una superficie ottimale.

È per questo motivo che l'oro in foglia viene usato anche per rifinire in superficie (25) le cavità di I e II Classe otturate con oro cristallino o atomizzato, che pur avendo una densità superiore ed essendo più rapido da compattare ha la tendenza a perdere la compattezza in superficie assumendo un aspetto "bucherellato".

L'oro powdered si può usare in tutte le situazioni pur tenendo presente che, avendo una elevata densità, richiede una compattazione molto accurata ed energica che lo rende quindi difficilmente utilizzabile in cavità piccole o difficilmente accessibili.

 

3.3. STOCCAGGIO

Per quanto riguarda lo stoccaggio dei diversi tipi di oro, Sturdevant e Coll. (42), propongono, ricordando che la coesività è direttamente correlata alla purezza del metallo ed alla assenza di umidità, di riservare un apposito recipiente contenente un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca, onde preservare l'oro dalla contaminazione di sostanze presenti nell'atmosfera.

Se questo metodo di stoccaggio non è possibile, l'oro può essere immagazzinato nel suo recipiente originale o in una scatola rivestita da pelle di camoscio (39, 42).

 

 

4)    TECNICA  OPERATIVA

4.1 . ISOLAMENTO DEL CAMPO OPERATORIO

La necessità di isolamento del campo è di fondamentale importanza. Il dente bagnato di saliva, la lingua che continuamente impedisce la corretta visibilità e una gengiva sanguinante sono alcuni tra gli ostacoli che devono essere superati per permettere un accurato e delicato intervento.

Vari metodi possono essere impiegati per isolare l'area operatoria: aspirazione ad alta velocità (A va), aspirasaliva, rulli di cotone ecc. Tra tutte le tecniche ed i metodi per isolare il campo operato- rio la diga di gomma è senz'altro la più efficace (7). L'uso della diga di gomma, come in ogni pratica di terapia conservativa, è imprescindibile dalla tecnica dell'orificazione. Ciò è intuibile per la natura stessa e l'assoluta purezza del materiale, che deve essere ad ogni costo preservato da qualsivoglia contaminazione. L'utilizzo della diga è quindi imperativo.

Il tipo di diga consigliato per questa tecnica è l"extra heavy" o "special heavy" per garantire l'assoluta impermeabilità del campo.

Posizionamento del gancio per le V Classi

Un particolare accenno al posizionamento del gancio per diga risulta doveroso in quanto le cavità di V Classe rappresentano, come vedremo successivamente, una delle localizzazioni d'elezione per la tecnica di ricostruzione tramite orificazione. Per quel che riguarda l'uncino cervicale, necessario al depiazzamento del margine gengivale e alla visibilità del campo operatorio, il retrattore di Ferrier (n. 212 di molti cataloghi) (fig. 10) è senz'altro il più usato. Di recente è reperibile anche sul mercato italiano una versione modificata che si deve al professor J.P. Vernetti della Ucla University (Ivory n. 212 SA).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La funzione di questo retrattore è quella di tenere in posizione la diga e di isolare l'area di lavoro vi- cino o sulla radice. Una caratteristica positiva di questo gancio è la sua passività che permette il suo adattamento al dente. Una condizione ideale sarebbe avere la localizzazione del margine gengivale della lesione (più frequentemente vestibolare) alla stessa altezza dell'attacco gengivale linguale; solitamente però, nelle cavità di V Classe, la lesione è più apicale. È consigliabile perciò piegare il becco linguale coronalmente in modo da ottenere un perfetto adattamento. Non si piega invece il becco vestibolare per non avere interferenze durante le successive manovre di compattazione.

L'efficacia del gancio n. 212 per V Classi non è da attribuire unicamente alle caratteristiche del metallo, ma anche all'uso di una pasta termoplastica (44) (ad esempio pasta Kerr) che lo fissa rigidamente ai denti adiacenti preventivamente trattati con una vernice da cavità per aumentarne l'adesione.

Alcuni operatori posizionano un filo retrattore nel solco gengivale prima di posizionare il gancio; tutto ciò aiuta a mantenere il solco asciutto e leggermente scostato dall'elemento dentale. Per evitare di danneggiare la gengiva linguale è invece consigliabile interporre, fra dente e becco, un rullo di cotone.

 

4.2. PREPARAZIONE E PROTEZIONE  DELLA CAVITÀ

Le varie forme di oro sono di per sé coesive e quindi saldabili a freddo. Per compattare il materiale nella cavità preparata è necessario applicare una certa forza; la stabilità e la densità del materiale nel restauro dipendono da una corretta applicazione di questa forza compattante che fa aderire perfettamente l'oro alle pareti della preparazione. Gli angoli della cavità devono essere ben definiti al fine di conferire al restauro la massima resistenza al suo dislocamento (fig. 11).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre è necessario ottenere una parete di smalto sano e ben sostenuto da dentina al fine di evitare fratture accidentali dei margini.

Per quanto riguarda la protezione pulpare non è indicato nessun intervento per le cavità poco profonde, in quelle di media profondità è opportuno utilizzare vernici tipo Copalite per sigillare i tubuli dentinali e proteggere la polpa da stimoli termici. Nelle cavità più profonde invece, potendosi verificare un'esposizione della polpa in seguito alla rimozione del tessuto cariato, si preferisce completare la preparazione della cavità prima di rimuovere la carie (6) ed è bene rivestire il fondo della preparazione con idrossido di calcio (20) a sua volta ricoperto da uno strato di cemento resistente (43). Poiché l'oro coesivo non aderisce alle strutture del dente, diventa spesso necessario immobilizzarne le prime porzioni, fino a che, le successive, non siano bloccate negli angoli ritentivi opposti. A seconda del tipo di oro utilizzato variano le modalità della preparazione cavitaria: accesso più o meno esteso alla cavità, biselli cavità-superficie, angoli e ritenzioni più o meno acuti. Le cavità preparate per oro in foglia, o rivestite da oro in foglia, richiedono bisellatura superficiale dello smalto.

Per gli ori cristallini o in polvere non ricoperti da foglia (Electraloy, Goldent e Easy Gold) la bisellatura è invece controindicata.

 

4.3. RICOTTURA (DEGASIFICAZIONE, DECONTAMINAZIONE)

Fogli o particelle di oro possono unirsi insieme a temperatura ambiente per semplice contatto. Non è una caratteristica dell'oro, ma di tutti i metalli, purché allo stato puro.

Un fenomeno che avviene di solito nelle regioni prossime alla superficie dei materiali e che interessa anche i solidi è la diffusione (11): atomi e molecole muovono dalle regioni ove sono più concentrati a quelle ove lo sono meno (2). Questo processo modifica le proprietà della superficie dei metalli, anche di quelli non preziosi, purché non rivestiti da ossidi.

Inoltre gli atomi più superficiali sono soggetti a forze non in equilibrio: tendono perciò ad attrarre e a trattenere sostanze che vengono a contatto con essi. Questo fenomeno viene definito adsorbimento (40) ed è assai più rapido della diffusione.

La contaminazione avviene facilmente per semplice contatto con l'atmosfera, ricca di sostanze quali zolfo e fosforo che possono deporre un film di sali non volatili sul metallo rendendolo permanentemente non coesivo (13).

L'oro deve essere perciò conservato in un mezzo contenente ammoniaca i cui sali, volatili, possono essere allontanati con il calore. Il metodo più semplice per decontaminare l'oro è quello di esporlo pezzo per pezzo, immediatamente prima dell'uso e mediante un sottile strumento inossidabile, al calore della fiamma prodotta da alcool puro (649- 843°C) finché assume un colore rosso cupo (38) (fig. 12).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per il Goldent e l'Easy Gold ciò avviene appena è bruciata la cera delle palline (3).

 

 

4.4. COMPATTAZIONE

Come già accennato in precedenza l'oro, per diventare una massa solida ben compatta, deve essere privato di aria e porosità.

Ciò comporta lavoro da parte dell'operatore nell'impartire la forza di compattazione per espellere l'aria dall'oro e condensarlo in una massa solida.

Se queste fasi vengono eseguite in maniera non scrupolosa il risultato ottenuto è una superficie piena di fessure e spazi che porta a successive infiltrazioni.

La migliore compattazione viene ottenuta quando l'oro viene manipolato delicatamente e disteso nella giusta posizione prima che sia applicata la forza compattante.

La compattazione manuale rispetto a quella meccanica induce più frequentemente l'operatore ad errori valutativi sulla qualità della superficie a causa delle ampie variazioni individuali della forza compattante.

La compattazione manuale e con mallet

La compattazione può essere eseguita semplicemente comprimendo l'oro nella cavità con martellamenti a mano o compattatori meccanici (fig. 13, 14).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La forza che viene applicata nella compattazione deve essere proporzionale alla superficie compattante dello strumento stesso; per esempio raddoppiando il diametro di un compattatore occorre, per avere lo stesso valore di compattazione, imprimere una forza 4 volte maggiore. Naturalmente compattatori piccoli richiedono tempi di esecuzione maggiori rispetto a quelli grandi; la compattazione manuale necessita di precisione e di strumenti compatibili alla cavità e all'abilità dell'operatore.

Per il martellamento a mano è necessaria la collaborazione di assistente e operatore. Il dentista colloca lo strumento nella posizione giusta mentre l'assistente esercita ritmicamente delle percussioni con un martello di circa 50 g.

Il compattatore meccanico consta invece di un manipolo al quale possono essere applicati inserti di diversa forma. È munito, come un micromotore, di un reostato per aumentare o diminuire la frequenza e l'intensità dei colpi.

Non è determinante che si usi la compattazione manuale o meccanica purché alla fine la superficie dell'oro non sia porosa.

La compattazione, nella sua corretta esecuzione, richiede una giusta direzione della forza, onde evitare la formazione di piccole fessure adiacenti alle pareti, impossibili da raggiungere con apporti successivi di materiale (fig. 15). Questo inconveniente può essere evitato disponendo l'oro prima contro le pareti compattandolo con forze che, per quanto possibile, dovrebbero essere orientate a 45° verso le pareti della cavità così che la superficie dell'oro risulti concava.

Le pareti di smalto dovrebbero essere ricoperte d'oro prima della porzione centrale che si deve riempire per ultima.

Per evitare fratture è bene che i bordi dello smalto siano coperti da uno strato di oro prima di procedere alla compattazione dello strato superficiale. Se ci si accorge di una frattura, si dovrà ottenere un nuovo margine corretto e la compattazione continuerà fino al termine. Il riconoscimento di una superficie d'oro non correttamente compattata, può essere fatto clinicamente con uno specillo rigido (21).

Lo specillo viene spinto con decisione nell'oro; se lascia un segno profondo significa che le tasche d'aria sono ancora presenti e la compattazione non è ottimale.

Va però ricordato che le proprietà meccaniche dei restauri sono influenzate più dalla competenza dell'operatore che dal tipo di oro o dal metodo di compattazione utilizzato (19).

Compattazione del Mat Gold e Electraloy RV

Dopo aver degasificato e posizionato nella cavità una adeguata porzione di oro, vengono utilizzati, contemporaneamente, due strumenti per stabilizzare il materiale durante la compattazione, che può essere eseguita indifferentemente con pressione manuale o meccanica (32).

Inizialmente l'operatore non ancora esperto può trovare vantaggioso far seguire alla compattazione manuale quella meccanica ottenendo ugualmente validi risultati. Il Mat Gold può essere usato per riempire l'intera cavità; molti operatori preferiscono utilizzare successivamente il Gold Foil per avere uno strato superficiale liscio in quanto il Mat Gold può lasciare, a distanza di tempo, una superficie porosa (N.B.: questo problema non esiste se si impiega l'Electraloy o il Godent).

Compattazione del Powdered Gold, Easy Gold e Goldent

Il Powdered Gold sembra essere il materiale più facile da compattare, il che può creare un falso senso di sicurezza nell'operatore.

A causa della tendenza di questo tipo di oro a frammentarsi ed a scorrere quando la pressione iniziale viene applicata, le preparazioni della cavità dovrebbero essere senza biselli e con ritenzioni arrotondate.

Dopo la "ricottura", una pallina, dello stesso diametro della cavità, viene posizionata, compressa e stabilizzata con un compattatore adeguato.

Se la cavità è così ampia che una sola pallina non si incunea tra le opposte pareti, è necessaria l'utilizzazione contemporanea di due o più palline di oro (4).

Dopo una lieve pressione con un largo compattatore che produce un iniziale adattamento dell'oro alla cavità, si procede alla compattazione vera e propria con compattatori di più piccole dimensioni e con forze dirette verso le aree di ritenzione in maniera tale da creare alla periferia un solido anello d'oro compattato prima di occuparsi delle aree centrali. Per facilitare la rimozione dell' eccesso di oro dai margini, la preparazione della cavità richiede linee nette ed angoli acuti. La lucidatura è più efficace quando è eseguita con dischi di media abrasione, seguiti da dischi di seppia e pomice e ossido di stagno (Amalgloss).

Frese a palla a finire danno risultati accettabili in zone con dislivelli e curvature. Appare a questo punto evidente che vi è una grossa differenza tra la compattazione indiretta eseguita con pressione manuale decisa e la lucidatura. Se la pressione è insufficiente (leggera) si produce solo una crosta pur densa ma sottile che, dopo l'utilizzo di abrasivi, porterà inevitabilmente ad una superficie "bucherellata" (17).

 

4.5. MODALITÀ DI ESECUZIONE

4.5.1 . Orificazione in cavità di V Classe

I restauri della V Classe sono un problema attuale nella pratica quotidiana. Estetica, adesività, tossi- cità, biocompatibilità, durata, incidono sulla scelta dei materiali.

Ove non è importante l'estetica, l'oro, ancora oggi, rende i migliori risultati.

Preparazione della cavità

Dopo aver eventualmente delineato sul dente i contorni gengivali con una matita e dopo aver posizionato la diga, si può delimitare con una ruotina diamantata la parete occlusale della cavità (25) (la struttura dentale della porzione centrale di essa può essere rimossa dalla stessa fresa o da una fresa a rosetta a bassa velocità).

Alcuni operatori delineano con una fresa i quattro angoli della preparazione con due solchi che si incrociano ad X (5) (fig. 16).

Una fresa invercono 33 1/2, preferibilmente montata su manipolo diritto per maggiore visibilità, definisce la parete gengivale 0,5 - l mm sopra la branca dell'uncino 212 (fig. 17).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il restauro completato avrà così il margine l mm sotto il bordo della gengiva libera.

La profondità del taglio corrisponde al diametro della fresa e l'estensione non dev’essere maggiore della larghezza della branca dell'uncino.

Il 2° ed il 3° taglio delineano la parete distale e mesiale ad 1 mm dal risvolto della diga formando con la superficie spigoli di 90° (fig. 18). Il restauro ultimato avrà i margini gengivali, mesiale e distale appena coperti dalla gengiva.

Il restauro ultimato avrà i margini gengivali, mesiale e distale appena coperti dalla gengiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 4° taglio completa la parete occlusale (fig. 19).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le pareti sono ora meglio definite con il tagliasmalto 10-4-8 o con i Wedelstaedt 11 1/2-15-3 (figg. 20,21); dagli stessi strumenti usati con direzione mesio-distale ed occluso-gengivale, la parete assiale è lisciata e mantenuta convessa (figg. 22, 23).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tagliasmalto 6 1/2 - 2 1/2 - 9 o l'angolatore 7 - 80 - 2 1/2 - 9 produce spigoli interni netti (fig. 24) e stabilisce le ritenzioni assio-gengivali ed assio-occlusali estendendo la parete assia1e (figg. 25, 26). Nelle preparazioni per ori cristallini o atomizzati è preferibile una ritenzione ottenuta con una fresa a rosetta 000 che traccia un solco assio-gengivale e due sottosquadri agli angoli mesio e disto-assio- occlusali (anche in questa preparazione valgono sempre i principi generali: linee nette, spigoli cavità-superficie prossimi a 90° gradi ecc.). Ora con un tagliasmalto o con un disco si rifinisce la parete occlusale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le pareti approssimali risultano divergenti, non sottosquadrate né bisellate; lo spigolo cavità-superficie si avvicina a 90°; con resistenza ottimale del tessuto dentale e del metallo.

Gli spigoli medio e disto-assiale, non sottosquadrati, procurano modica ritenzione senza indebolire le pareti (6).

Il leggero bisello incisale (e quello gengivale di circa 15° se la preparazione è nello smalto) serve per rimuovere prismi non sostenuti (fig. 27). Se la carie o la decalcificazione si estende approssimalmente in direzione occlusale, la si comprende nella preparazione senza rimuovere l'intera parete occlusale.

Compattazione

Se la cavità è stata preparata per oro in foglia, si seleziona un cilindro e, tenendolo tra le pinze e due dita gli si dà una forma a parallelepipedo di lunghezza appena superiore a quella di una parete (di solito si inizia da quella distale) e lo si adatta su di essa comprimendolo leggermente con un compattatore a parallelogramma mentre lo si tiene fermo con un altro (45).

Si compie la stessa operazione sulle altre pareti coprendo appena gli spigoli cavità-superficie, apponendo e compattando ulteriori cilindri. Lo strato iniziale può essere di oro non coesivo (41), più difficile da adattare, ma che, sottoposto alla pressione di compattazione, continua a scorrere, si adatta bene agli angoli ed è più facile da finire ai margini (22). Affinché l'inserzione iniziale dell'oro nella cavità sia più facile e il tempo di compattazione più breve, gli ori cristallini o atomizzati sono assai pratici: un pezzo di Mat (24, 29, 34,14, 23) o Electraloy (fig. 28) approssimativamente della forma della cavità, oppure una o più palline di Goldent o di Easy Gold sono posizionati (fig. 29); con un largo compattatore si preme delicatamente la massa per adattarla ed incunearla tra le pareti, con lo strumento più piccolo si compatta l'oro nei 4 angoli e lungo le pareti, indi con un parallelogramma contro quella assiale (fig. 30).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Strisce di oro cristallino o palline di oro atomizzato aperte sono distese e compattate lungo le pareti mantenendo concava la superficie del restauro (fig. 31).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli spigoli cavità-superficie devono essere sempre protetti da oro.

Ulteriore compattazione può essere effettuata con martellamento meccanico.

La porzione superficiale del restauro può essere completata con l'apposizione di oro in foglia, meno poroso e più facile da rifinire (fig. 32). Un lieve eccesso faciliterà la rifinitura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rifinitura

La brunitura con lo strumento a coda di castoro, con lo spratley o il discoide, che tagliano via gli eccessi dei bordi, permette di indurire lo strato superficiale dell'oro e di verificarne contorni e rugosità (fig. 33). Piccole correzioni con oro in foglia possono essere compiute in questo momento.

Per rimuovere gli eccessi può essere utile l'uso di una pietra dura, purché subito la superficie sia ribrunita.

Anche le lime aiutano nello stirare l'oro contro i margini.

Se il margine gengivale è vicinissimo alla branca dell'uncino, la punta dello Spratley o del coltellino o del discoide, forzata tra branca e dente, preme l'oro contro il restauro.

Per ottenere una superficie satinata e senza gobbe si usano dischi (fine garnet seguiti da cuttle medium e cuttle fine oppure dischi 3M) impregnati di vaselina sotto getto d'aria ed a bassa velocità (43), con passaggi rapidi. Dopo una ulteriore brunitura la superficie può essere lisciata con gomme.

La lucidatura finale, in verità non necessaria (16), si ottiene con pomice finissima o ossido di stagno. Dischi e gomme non devono toccare il cemento: qui la rifinitura deve essere fatta solo a mano (8) (fig. 34).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Considerazioni

Forma-convenienza: la forma trapezoidale deriva dalla forma del dente e da quella della lesione. Comprende carie, decalcificazioni, erosioni; i margini del restauro terminano su struttura sana. Le estensioni mesiale e distale sono parallele al profilo del dente; nel terzo gengivale si trovano in zone di prevenzione e sono più armoniche esteticamente, come lo è il margine incisale parallelo al piano occlusale (negli anteriori il bordo incisale è più estetico se concavo occlusamente).

L'estensione di quest'ultimo agli angoli serve a facilitare l'accesso per strumentazione e compattazione.

Il bordo gengivale infine, parallelo a quello occlusale, permette massima ritenzione specialmente all'inizio della compattazione: è localizzato in zona normalmente coperta dalla gengiva e nello stesso tempo favorevole alla rifinitura.

Resistenza-ritenzione: la profondità di 1 mm è sufficiente per avere ritenzione (gli angoli assiali de- vono essere nella dentina) e minimizzare il danno pulpare, ma dipende da spessore di smalto, grandezza del dente ecc., per cui può variare da 0,75 a 1,5. Le pareti devono essere lisce perché la compattazione sia regolare, curva la parete assiale per mantenere la profondità uniforme, aperte quelle approssimali per evitare i rischi di frattura delle strutture dentali, rettilinee e con spigolo superficiale di 90° quella occlusale e gengivale per una miglior ritenzione dovuta alla contrapposizione delle due pareti.

Anche se talvolta bisellata, la parete gengivale, con lo spigolo interno inferiore a 90°, dà la maggior ritenzione al restauro.

Spigoli interni netti aumentano la ritenzione, bordi rettilinei facilitano l'adattamento del materiale e la rimozione di sbavature durante la rifinitura.

 

4.5.2. Orificazione in cavità di III Classe

La forma delle cavità di III Classe ha subito modificazioni da quando Green Vardiman Black aveva formulato i principi generali delle preparazioni cavitarie.

Woodbury, Ferrier, Jones ed Ingraham hanno dato il loro nome alla forma della cavità a seconda del tipo di oro usato e dell'ampiezza della lesione. Quando lo smalto vestibolare è intatto e ragioni estetiche non controindicano l'uso del metallo, con le forme attualmente disponibili di oro coesivo, la preparazione della cavità secondo la Scuola dell'Università di Loma Linda (18-35) sembra essere la più pratica. La riduzione del tessuto dentale si ottiene penetrando nella superficie linguale con una fresa a rosetta n. 1 o con una fessura n. 699 o 700, stabilendo:

a) una parete vestibolare parallela al profilo della stessa superficie, estendendola nello spazio interprossimale quanto basta per rompere il contatto e per poter rifinire in seguito il restauro;

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

b) una parete gengivale perpendicolare all'asse lungo del dente (formerà così un angolo di circa 12° rispetto alla perpendicolare del corpo della corona) (figg. 35, 36), estesa apicalmente (le lesioni iniziali di solito si trovano al bordo inferiore dell'area di contatto) in modo che lo spigolo cavità-superficie venga a trovarsi a 0,5-1 mm di distanza dal dente adiacente;

c) una parete assiale più parallela all'asse del dente che alla superficie approssimale, sì che la cavità

sia più profonda nella parte incisale per permettere una buona strumentazione e compattazione dell'oro nella parete gengivale (fig. 37).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In direzione incisale il margine si estende a metà del punto di contatto e si troverà a circa 2 mm dal margine incisivo.

L'angolo vestibolo-gengivale è arrotondato per motivi estetici e di compattazione.

Con una fresa invercono 33 1/2 si accentua l'angolo linguo-gengivale. Il bordo linguale forma ora un angolo retto con la parete gengivale. Le pareti sono rese lisce e piane dagli strumenti n. 13,14,15 di Jeffery, disponibili anche nella versione per operatori mancini (fig. 38).

Il pavimento gengivale e lo spigolo assio-gengivale sono definiti dal n. 14, lo spigolo vestibolo assio-gengivale sono definiti dal n. 14, lo spigolo vestibolo assiale dal 13 o dal 15. Quello assio-linguale da un Wedelstaedt.

Le pareti vestibolare e gengivale formano ora uno spigolo di 90° con la superficie, il margine incisale uno di 45° e si trova ora ad includere il contatto, congiungendo con una dolce curva quello vestibolare con il linguale.

Una fresa a rosetta 1/2, che penetra per la profondità della testa in direzione assio-linguo-gengivale nell'area del cingulum (fig. 39) appena entro la giunzione smalto-dentina e in direzione assio-incisivo-vestibolare (fig. 40), determina le due maggiori ritenzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una ritenzione più lieve è accennata nell'angolo vestibolo-assio-gengivale. La ritenzione linguo-gengivale è resa più acuta da un angolatore a baionetta e quella incisale dall'accetta LL 18 (figg. 41, 42). Gli spigoli interni vestibolo-assiali ed assio- gengivali sono accentuati dai Jeffery.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le ritenzioni vestibolo e linguo-gengivali sono unite dall'angolatore a baionetta.

Compattazione

La matrice, fissata da resina, è posizionata solo se la preparazione è molto estesa vestibolarmente, quindi senza sufficiente supporto dell'oro durante la compattazione. Un cuneo di legno inserito dal lato vestibolare è di solito sufficiente a procurare una leggera separazione ed a formare un'estensio- ne della parete gengivale.

La prima porzione di oro è posizionata nella ritenzione vestibolo-gengivale e compressa leggermente, la seconda nella ritenzione linguo-gengivale, compressa fino a toccare la precedente. Una energica compattazione ora è effettuata con l'LL 24 e l'LL 25 nelle ritenzioni gengivali (fig.43).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Contro lo spigolo assio-gengivale si aggiungono e condensano altre palline fino a coprire completamente la parete gengivale proteggendo eventualmente il margine gengivale con oro in foglia. Lo spigolo assio-vestibolare, la parete ed i margini vestibolari sono così coperti da palline di oro posizionate, aperte e compattate con l'LL22 a cominciare dall'angolo vestibolo-gengivale e con progressione incisale (fig. 44).

L'oro nella ritenzione incisale, contro la relativa parete ed il contatto prossimale, è compattato con l'LL 23.

La parte finale del restauro è completata con oro in foglia duplicando l'anatomia con un eccesso di circa 0,1 mm.

Applicato il separatore, la piccola porzione di oro che estrude vestibolarmente è compattata contro il margine mediante un compattatore a piede, un cleoide o un coltellino per oro (LL 36) con forte pressione.

Finitura

Dopo aver brunito la superficie con lo strumento a coda di castoro o lo spratley ed eseguito eventuali correzioni, l'eccesso di materiale sulla superficie linguale può essere rimosso con pietra dura o dischi, facendo seguire ulteriore ribrunitura.

Lime, coltelli, cleoidi bruniscono l'oro e rimuovono le sbavature interprossimali, onde possa essere applicato il separatore che, bloccato con pasta Kerr per evitare scivolamenti apicali delle branche, permette il passaggio dello swager LL 35, del "Push gold knife" LL 36 e dello spratley. I primi, incuneati in direzione inciso-linguale, bruniscono con movimento ondulante l'area di contatto; lo spratley, usato in direzione incisale, la zona interprossimale.

Il passaggio, sotto getto d'aria, delle strisce abrasive (moyco extralong: fine medium, fine extranar- row e extrafine extranarrow) da linguale a vestibolare è accompagnato da un movimento di va e vieni apico-incisale. Rimosso il separatore, ribrunite le aree accessibili, un eventuale passaggio con gomme rende la superficie brillante (fig. 45).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4.5.3. Orificazione in cavità di I Classe

La preparazione non differisce sostanzialmente da quella per amalgama (28).

Margini e spigoli devono essere attentamente affilati. Ben definiti gli angoli e le linee ritentive nella dentina. Le linee di contorno possono essere curve nelle preparazioni per ori cristallini o angolate per l'oro in foglia che richiede pure un bisello comprendente almeno un quarto della parete di smalto. La compattazione avviene secondo i principi già elencati e deve tener conto dell'anatomia occlusale.

La rifinitura si ottiene con una fresa di pietra dura (5) a cono rovesciato che toglie gli eccessi nei solchi occlusali e con una rosetta multilame che rimuove le sbavature dei margini. Si deve quindi procedere con una energica brunitura con un cleoide-discoide. L'utilizzo di dischi e gomme rende la superficie più liscia (fig. 46).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4.5.4. Orificazione in cavità di Il Classe

La preparazione non differisce da quella per amalgama, eccetto che per le ritenzioni acute (37) (non pericolose perché le orificazioni di II Classe sono indicate solo per carie iniziali) e gli spigoli interni netti se si usa l'oro in foglia.

La matrice deve essere bloccata con resina (18) per poter resistere alle forze di compattazione. Una seconda matrice, leggermente più grande della cavità, incuneata tra la prima e il dente, serve da spaziatore perché l'oro possa debordare leggermente ed essere poi rifinito.

L'otturazione, completata secondo i principi generali, è rifinita con le stesse modalità della III Classe (fig. 47).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4.5.5. Riparazione di otturazioni

Lo strato superficiale dell'oro puro, contaminato dalla saliva, dai sali ecc. non è coesivo, ma è sufficiente rimuovere uno strato superficiale perché la parte sottostante possa saldarsi con nuovo metallo. Ciò permette la chiusura di eventuali pori (fig. 48) sulla superficie di orificazioni o addirittura correzioni del contorno. La superficie irruvidita da una forte pressione di un piccolo compattatore o rimossa da una fresa invercono è adatta a saldarsi. Una piccolissima porzione di oro viene adagiata e compattata con lo strumento più piccolo (fig. 49). Dopo il controllo, con una sonda, dell'avvenuta adesione si possono aggiungere ulteriori incrementi ed infine rifinire (fig. 50).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5)     CONCUSIONI

 

L'oro puro è l'unico materiale per otturazioni che, introdotto in una cavità all'uopo preparata, vi per- mane inalterato perché insolubile, incorruttibile, senza flow e creep, senza contrazione da polimerizzazione o idrolisi, con il coefficiente di dilatazione termica prossimo a quello dello smalto.

Se lo scambio di fluidi nella interfaccia è influenzato per il 90% da questo coefficiente ed il gap oro

coesivo-dente 2-3µ, l'orificazione, ove indicata, rimane ancor oggi la migliore otturazione. Non dobbiamo poi dimenticare il rispetto delle strutture parodontali e l'integrazione armonica del restauro nelle strutture dentali residue. Ancor oggi per le otturazioni di V Classe, nonostante l'evoluzione dei materiali estetici, i migliori risultati si ottengono mediante otturazioni metalliche; tra queste quelle eseguite con oro coesivo rappresentano l'espressione più alta dell'odontoiatria conservativa sia per la biocompatibilità sia per l'assoluta precisione marginale.

Purtroppo per le difficoltà tecniche ed i tempi lunghi di esecuzione, per sempre maggiori esigenze estetiche dei pazienti, l'oro coesivo non ha goduto negli ultimi decenni, soprattutto in Europa, di una grande popolarità. Con il nostro lavoro abbiamo voluto dimostrare che le moderne tecnologie, l'evoluzione dei materiali e il conseguente uso di forme di oro coesivo di più facile uso, hanno consentito di semplificare la tecnica dell'orificazione.

È quindi da auspicare che tale tecnica venga presa ora maggiormente in considerazione da un numero di odontoiatri sempre più vasto.

Summary

The evolvement of new aesthetic permanent filling during the last years has brought the dentist to use less and less cohesive gold as filling material, this mainly because of its aesthetic qualities and surely not because its characteristics of resistance were not good enough.

Nevertheless as time passes the only material that has exceeded the test of time and that has given the best results in dentistry si cohesive gold. Therefore the aim of the Authors is to describe as well as possible not only the characteristics of cohesive gold, but also the technique necessary to execute a good permanent filling in gold.

The Authors describe the execution of filling in gold step by step beginning with the kind of carious-cavity suitable or not up to the finishing phase. Even the choice of the patient is important mainly because he has to collaborate with the dentist during and after the filling.

The evolution in dentistry and the founding of new types of cohesive gold has simplified the technique of  this filling so the Authors hope that this will help more dentists to use gold whenever necessary.

 

Parole chiave

Oro coesivo

Orificazione

Otturazione

 

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